domenica 29 ottobre 2006

APPUNTAMENTO AL PIAZZALE DELLA STAZIONE DI RIETI ORE 11:30

il corteo percorrerà:Via CavourVia dei Fori ImperialiPiazza VeneziaVia delle Botteghe Oscure (Via del Plebiscito)Largo di Torre ArgentinaCorso Vittorio Emanuele II
conclusione Piazza Navona
Articolo da "L'Unità" del 5 ottobre 2006
Precariato? No grazie
di Paolo Beni° e Sergio Giovagnoli°°
La preparazione della manifestazione nazionale del 4 novembre contro la precarietà vede moltiplicarsi nel Paese gli appuntamenti di discussione pubblica, le vertenze locali e i momenti di confronto su concrete ipotesi di modifica della legislazione sul lavoro. La nascita del coordinamento «Stop precarietà ora», nel luglio scorso, ha posto le condizioni per costruire un grande movimento unitario attorno ad una questione di fondamentale importanza per la società italiana, proponendone una chiave di lettura che va ben oltre l'ambito strettamente sindacale relativo alla deregolamentazione del lavoro attuata negli ultimi anni. La precarietà del lavoro sta diventando per milioni di cittadini precarietà di vita, condizione permanente di anonimato sociale, una vera emergenza civile e al tempo stesso una grande questione culturale, che investe i diritti fondamentali e la dignità delle persone, e perciò la stessa qualità della convivenza democratica.Se la precarietà diventa il paradigma delle relazioni lavorative e sociali, si mette irrimediabilmente in discussione il principio costituzionale della centralità del lavoro come perno del patto di cittadinanza e si svuota il lavoro della sua dimensione sociale e collettiva. Questo sta avvenendo nelle forme tradizionali del lavoro subordinato, con la messa in discussione della contrattazione collettiva nazionale, e ancor più nella versione destrutturata dalla legge 30 che ha partorito oltre quaranta tipologie di contratto a progetto o parasubordinato. C'è bisogno di una lettura attenta di questo fenomeno, che sappia cogliere dinamiche progressive dentro un ripensamento complessivo dei rapporti, ma anche dei contenuti del lavoro.Proprio perchè la precarietà attacca al cuore gli istituti dello Stato sociale, la risposta deve essere all'altezza della sfida. Si tratta di mettere in campo un'idea in grado di ricomporre le disuguaglianze, di rivedere il concetto stesso di sviluppo, ripensando i contenuti di un benessere diffuso basato non solo sui beni materiali ma anche sulla qualità delle relazioni sociali. La lotta alla precarietà deve insomma assumere i caratteri di una vera campagna di lungo periodo e di grande respiro culturale, che sappia tenere insieme la concretezza delle vertenze locali e delle lotte sindacali con un radicale ripensamento degli istituti del welfare, oggi solo parzialmente in grado di soddisfare priorità e bisogni dei nuovi attori delle comunità locali. La manifestazione nazionale del 4 novembre è un passaggio importante in questa direzione. L'obiettivo è quello di dar vita a un nuovo spazio pubblico di riflessione e iniziativa attorno al tema del lavoro, aperto al confronto tra soggetti diversi, ognuno col proprio bagaglio di esperienze e le proprie chiavi di lettura di una realtà complessa. Insieme per rovesciare il paradigma liberista della precarietà, per ridare centralità alle persone, alle differenze di genere, generazionali e culturali oggi sacrificate in nome della competitività e del mercato.Chi come noi opera nel Terzo Settore è consapevole della necessità di un surplus di riflessione per quel che riguarda quest'ambito di impegno. È urgente una elaborazione specifica, che tenga conto delle peculiarità di un mondo dove convivono - e spesso si sovrappongono - volontariato, lavoro a progetto, militanza politica, lavoro a tempo indeterminato. È proprio la nostra esperienza a convincerci che la giusta esigenza di superare la precarietà e di contribuire all'innovazione del welfare non può ricondurre il rapporto di lavoro dentro un unico modello standardizzato e cristallizzato nelle forme del secolo scorso. È cominciato un dibattito - per ora ristretto agli addetti ai lavori - su una nuova idea di lavoro che, tenendo conto delle modificazioni intervenute negli ultimi due decenni nel mercato del lavoro, si ponga l'obiettivo di una sua riunificazione. È un percorso di ricerca che va allargato e approfondito, ma sul quale vale la pena cimentarsi.
° presidente nazionale Arci
°° responsabile Politiche Sociali Arci

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